Sono molto attratto dalle storie delle persone di successo. Mi piace leggere le loro storie, nel caso di grandi businessmen, o ascoltarle, nel caso di uomini che, pur non avendo costruito imprese multi-miliardarie, sono però riuscite a realizzare il sogno di un’attività vincente.
Mi piace scoprire cosa hanno fatto per diventare le persone che sono. Cerco di trarre spunto dalle loro storie per impegnarmi sempre di più nei miei progetti e cerco di capire cosa loro hanno fatto che potrei fare anche io.
Non tutti però la pensano come me.
Molte persone non vogliono ascoltare la storia di chi ce l’ha fatta. Un po’ per invidia. Un po’ perché sono convinti che quelle storie non abbiano nulla da insegnargli. O, ancora, perché in Italia non è possibile realizzare i propri sogni a meno che non si parta da una posizione di vantaggio.
Diciamo che, nel nostro Paese ma non solo, gli imprenditori di maggior successo sono:
- Figli di grandi imprenditori o provenienti da famiglie ricche
- Persone che hanno avuto un particolare culo (sì, chiamiamo le cose con il loro nome!)
- Persone che hanno studiato, rischiato e realizzato i loro sogni
Se pensi che per farcela occorra soltanto far parte delle prime due categorie, allora non proseguire oltre.
Chi scrive, infatti, pur essendo consapevole del gran numero di persone che appartengono alle prime due categorie, crede fortemente che tutti, ma proprio tutti, possano farcela. Se non lo ritieni possibile, allora ti auguro comunque di essere felice, però sprecheresti tempo nel continuare a leggere questo post.
Chi scrive è consapevole del fatto che, ad esempio, John Elkann non sarebbe mai diventato Presidente della FCA (Fiat Chrysler Automobiles) se non fosse stato il nipote prediletto dell’Avvocato Agnelli. O che se Briatore non avesse conosciuto Benetton forse non sarebbe diventato, appunto, Briatore.
Nonostante questo però l’Italia è piena di storie di persone di successo che si sono fatte da sole. Dire che nessuno può farcela senza soldi, appoggi o fortuna significa essere ciechi ed anche un po’ ignoranti.
Basti pensare a storie come quella dei fondatori di Grom (catena di gelaterie artigianali) o a quella di Leonardo Del Vecchio (Luxottica) o, ancora, quella di Renzo Rosso (Diesel): partiti dal nulla, hanno creato imprese fantastiche.
Ma non è a loro che penso quando dico che amo ascoltare le storie di chi ce l’ha fatta. Le persone le cui storie amo maggiormente ascoltare sono quelle che, pur continuando ad avere una piccola attività, magari anche in un campo non molto innovativo, riescono a vivere bene.
Perché per me un’impresa di successo è, innanzitutto, un’attività che fa stare bene, non solo economicamente, chi la guida. Che gli consente di godersi i frutti del proprio lavoro non solo comprando auto di lusso per trasportarlo da casa all’ufficio, nè ville giganti nelle quali andare solo a dormire. No, per me un grande imprenditore è una persona libera. Libera di godersi la propria famiglia. Libera di fare sport e di seguire i propri interessi.
So che non è facile.
So che non è facile perché il piccolo imprenditore italiano deve scontrarsi con delle convinzioni e dei luoghi comuni dai quali è difficile liberarsi.
La convinzione, ad esempio, che l’imprenditore è la persona che lavora più di tutte, senza la quale tutto si ferma, che nei posti strategici mette prima la moglie e poi la figlia laureata in Scienza della Comunicazione e, magari, come segretaria sceglie l’amante…sono cose difficili da superare.
Come difficile da superare è il concetto che “se lavoro bene avrò sempre tanto lavoro”.
Ma la follia più totale la si raggiunge con la convinzione che “essere imprenditori significa solo realizzare il prodotto e basta”.
Ieri pomeriggio, mentre camminavo in un parco pubblico della mia città, mi è venuta in mente la storia, vera, di due conoscenti. Ho pensato che fosse davvero utile raccontarla perché essa dimostra quanto sia vero tutto quel che ho scritto finora e di cui parlo nei miei libri, in questo blog e nelle email che ricevono, gratuitamente, le persone iscritte alla mailing list di Business Boom.
Dario e Nicola sono due fratelli, gemelli. Figli di un noto pasticcere della mia città. Entrambi, dopo gli studi, hanno cominciato a lavorare nell’impresa di famiglia. Una storia comune a quella di milioni di italiani…
Fin quando sia Dario che Nicola erano molto giovani e vivevano entrambi a casa dei genitori, non c’erano grossi problemi. I ragazzi ricevevano lo stipendio dal papà che continuava ad essere il tipico “imprenditore all’italiana”: il capo era lui, le cose si facevano come diceva lui e stop.
I ragazzi hanno imparato molto perché il padre era veramente un maestro pasticcere. Poi però i due fratelli sono diventati grandi e si sono sposati. E sono cominciati i problemi. Dario, infatti, cominciava a sentirsi come in trappola. Nel 2009 le cose iniziarono a peggiorare. C’era la crisi e il fatturato della pasticceria ne risentiva. Inoltre, sfiga nella sfiga, a duecento metri di distanza dal negozio, ha aperto un centro commerciale con tanto di pasticceria annessa (con prezzi decisamente bassi).
Dario passava la sera e i weekend a riflettere su cosa fare per migliorare la situazione. Quando pensava di aver avuto un’idea interessante, la eleborava e la presentava al padre e al fratello. Il padre gliela bocciava sistematicamente mentre il fratello taceva perché convinto che il padre avesse sempre ragione.
Dario proponeva di aprire due notti alla settimana per venire incontro alle esigenze del “popolo della notte” stuzzicandolo con brioches appena sfornate e il padre lo derideva: “e i permessi? E il personale? Io tutta la notte aperto non ci sto! E i problemi con i vicini?”. Probabilmente aveva ragione il padre. Però non poteva essere sempre così.
La realtà era una e una sola. Per il padre, vero padrone dell’attività, siccome si è sempre fatto così, si continuerà a fare così e la crisi prima o poi finirà.
Un bel giorno Dario, affranto dai continui rifiuti del padre e dai silenzi del fratello a pensare a cosa fare per risollevare il fatturato della pasticceria, decise che fosse giunta l’ora di camminare con le proprie gambe.
E commise il secondo errore tipico delle piccole imprese a gestione familiare in Italia, dopo quello del ragionare sempre secondo la logica del “si è sempre fatto così“: aprì un’altra pasticceria a meno di un chilometro di distanza da quella del padre e del fratello.
Per lui fu un bagno di sangue, finanziario e morale.
Debiti tanti, incassi pochi.
Non aveva fatto altro che riproporre lo stesso business del padre a poca distanza, senza apportare alcuna, concreta, variazione. Nessuna delle sue idee si rivelava efficace. Anzi. Padre e fratello si arrabbiarono ulteriormente perché una piccola parte della loro clientela, iniziò a servirsi da Dario.
Quando ormai sembrava che l’unica possibilità per Dario fosse quella di tirare giù la serranda, ci fu il colpo di fortuna (o la bravura nel cercare una soluzione…): la scoperta dell’esistenza di un modo diverso di fare impresa.
Prima di leggere il resto del post, che ne dici di cliccare sul pulsante qui sotto per ripagare il mio impegno? Grazie mille davvero!
Iniziò a leggere post sul web-marketing, sulla pubblicità su internet, sull’importanza di avere un sito web.
Dario non comprese subito come incanalare tutte queste nuove conoscenze né come applicarle alla sua attività.
Però ritrovò entusiasmo perché iniziava a intravvedere la luce in fondo al tunnel.
Un bel giorno Dario contattò un’agenzia di consulenza online e la sua vita cambiò.
Questa agenzia convinse Dario ad intraprendere le seguenti iniziative:
- Differenziare la propria impresa
- Mettere a punto un sistema di acquisizione clienti tramite internet
- Smettere di fare tutto da solo per dedicarsi alle funzioni strategiche della sua attività
Ecco, in sintesi, cosa Dario, con l’aiuto dei consulenti, ha messo in pratica.
Differenziare la propria impresa. Quante pasticcerie ci sono nella città di Dario e Nicola? Centinaia! Dario ha pensato che ciò che più ama nel suo lavoro è realizzare delle torte. Si tratti di torte di compleanno o di torte speciali (di frutta in estate, senza zucchero per chi è a dieta, senza glutine per chi è intollerante…) quella è la sua specialità.
E allora, la pasticceria di Dario è diventata una torteria. Quante torterie ci sono in città? 4 o 5 all’incirca. La concorrenza è, dunque, inferiore. Inoltre, dopo averle visitate tutte in incognito, Dario ha capito su cosa puntare per mostrarsi realmente differente.
Mettere a punto un sistema di acquisizione clienti. Dario ha realizzato il suo blog. Non il solito, banale, sito con indicato il “chi siamo, dove siamo, cosa facciamo”, ma un vero e proprio blog nel quale postare video su come si realizzano delle torte speciali e ricette del tutto realizzabili anche a casa propria. In questo modo, Dario non era più il figlio che aveva aperto un’altra pasticceria ma quel bel ragazzo che realizza video su come si preparano delle torte deliziose.
Successivamente, Dario ha iniziato a proporre delle campagne pubblicitarie su Facebook e su Google, solo a persone residenti nella sua città. Tante persone volevano assaggiare le torte di Dario di cui avevano visto i video e/o la pubblicità su Facebook, peraltro usufruendo di uno sconto di benvenuto del 25%!
Tutti i clienti venivano invitati ad iscriversi alla sua mailing list in modo da essere aggiornati su promozioni e nuovi prodotti, ma anche per ricevere nuove ricette e poter guardare i nuovi video girati da Dario.
Queste attività però richiedono tempo e Dario non ne aveva perché, in fin dei conti, van bene i video ma le torte qualcuno le deve pur fare!
Così, con l’agenzia che Dario ha contattato per risollevare il suo business, egli ha iniziato a formare alcuni collaboratori in modo da potersi dedicare alle attività strategiche di cui un vero imprenditore si deve occupare.
Dario aveva, e ha, sempre il controllo di cosa accade “nel retro” della pasticceria e anche al bancone, ma ha imparato a impiegare il suo tempo nell’attività più remunerativa di tutte: vendere le torte! E per vendere le torte non intendo, materialmente, prendere dal frigo la torta scelta dal cliente, incartarla e battere lo scontrino, quanto portare più gente possibile nella sua pasticceria per potergli vendere le sue torte!
Nel 2015, la pasticceria di Dario va alla grande. Egli ha imparato a gestire da solo il marketing online ed è diventato, grazie ai video delle sue torte, una piccola star. Non è milionario ma è felice. La sua pasticceria gira bene e lui ha scoperto di avere anche il tempo per farsi una piccola corsa ogni giorno e per accompagnare il figlio agli allenamenti di calcio.
La storia che ti ho appena raccontato è di quelle che piacciono a me. Mi piacciono perché mi insegnano qualcosa e mi stimolano a studiare sempre nuove soluzioni vincenti da proporre ai miei clienti (perché sì, l’agenzia di consulenza è la mia…). Purtroppo però non sempre nelle belle storie c’è il lieto fine.
Il padre di Dario è andato in pensione dopo aver lavorato una vita. Purtroppo per lui la pensione non è adeguata a quello che si meriterebbe dopo 40 anni di duro lavoro e quindi dovrà tirare un po’ la cinghia. La pasticceria, ora rimasta a Nicola, continua ad essere aperta. Però Nicola lavora duramente 10 ore al giorno per preparare le torte che poi sua moglie Elisa vende al bancone. Spera di riuscire a restare aperto e che la crisi, prima o poi, finisca. Altro non fa. Deve lavorare. Del resto, si è sempre fatto così…
Imparare a realizzare questi 4 punti senza alcun ausilio è impossibile. Ma farlo grazie all’aiuto del mio ultimo libro, che ti guidi passo passo nella realizzazione del sistema è, invece, piuttosto semplice.
Leggi il mio libro “Da Bottegaio a Commerciante di Successo” Clicca qui per acquistarlo su Amazon: https://amzn.to/33veBsr
Marco dice
Ciao Emiliano sento di condividere appieno le tue idee, per la mia crescita personale, mi puoi dare consigli su dei libri di biografie potrei leggere per ispirarmi a gente che è partita da poco o zero ed ha creato aziende di successo?, grazie
Emiliano Lemma dice
Ciao Marco.
Grazie.
Oltre a leggere i nostri articoli e le email che inviamo a tutti i nostri iscritti 🙂
ti posso suggerire alcune letture che ritengo davvero fondamentali per chi intende iniziare un percorso di formazione imprenditoriale moderna.
Questi libri sono:
– Autostrada per la ricchezza di MJ DeMarco
– Grom, storia di un’amicizia, qualche gelato e molti fiori
– Le 22 leggi immutabili del marketing di Al Ries e Jack Trouth
– Steve Jobs di Walter Isaacson
– Vendere tutto. Jeff Bezos e l’era di Amazon di Brad Stone
– Le armi della persuasione di Robert B. Cialdini
Sono libri che a me hanno fornito parecchi spunti e credo che qualunque percorso tu voglia intraprendere ti saranno molto utili.
Poi, ovviamente, ci sono libri più di nicchia che sono indispensabili se intendi approfondire determinati argomenti, però occorrerebbe sapere quali.
Nel frattempo…. buona lettura!
Emiliano
Pietro Gennaro dice
Leggi: Biografia d’Impresa-Storia d’Italia-An international Story, di Pietro Gennaro e Salvatore Ignaccolo. Editore Lu.lu.com
Alessandro dice
Quoto “Le armi della persuasione” di Robert B. Cialdini …un grande libro.