La crescente pressione fiscale degli ultimi anni e la concomitanza con la crisi che si protrae ormai da tempo e sembra irreversibile, hanno fatto impennare i casi di evasione ed elusione fiscale in Italia. Si sa, gli italiani sono un popolo di persone fantasiose, degli artisti, e per non smentirsi anche nel campo della fiscalità hanno studiato gli stratagemmi più ingegnosi, una vera e propria “finanza creativa” per evitare in qualche modo di finire nella morsa del fisco e quindi restare letteralmente in mutande.
Ogni giorno l’esercito dei furbetti persiste nella ricerca dei sistemi leciti e non, per eludere il fisco e proteggersi da imposte troppo elevate, non a caso l’Italia detiene 3 tristi primati:
- il più alto debito pubblico (più di 2000 miliardi di euro)
- la pressione fiscale in costante crescita (53% del PIL)
- il tasso più alto di evasione fiscale (20% del PIL)
Tre cause concatenate tra loro che tendono a far aumentare ancor di più la gravità di questi dati perchè, l’alto debito pubblico porta all’aumento della pressione fiscale e al conseguente tentativo da parte dei contribuenti di “proteggersi” evadendo proprio il fisco.
Cosa non semplice perchè coi conti in banca schedati fino all’ultimo euro, il limite all’utilizzo del contante, la cancellazione del segreto bancario in quella che era la Babilonia italiana ovvero la Svizzera e i controlli della Guardia di Finanza, i furbetti sono costretti ad inventarsi sempre nuove e funamboliche “acrobazie” per raggirare l’ostacolo e spesso ci riescono come dimostrano i dati: infatti il fisco recupera ogni anno soltanto il 4% delle tasse evase ed eluse che gli spetterebbero.
La cosa sorprendente è che da una recente indagine della Banca d’Italia è emerso che i tassi di evasione in Italia sono così ripartiti:
- 83% per i proprietari di terreni e immobili;
- 56% per i lavoratori autonomi e gli imprenditori;
- 44% per i dipendenti o pensionati che svolgono un secondo lavoro.
A dimostrazione che “tutti” in qualche modo cercano di “arrangiarsi“. L’evasione fiscale non è un comportamento da incoraggiare o apprezzare, e noi per primi la condanniamo considerandola una delle tante metastasi del nostro sistema, anche se la maggior parte dei contribuenti trova l’alibi perfetto parlando di “rapina fiscale” e continua imperterrita in questa pratica studiando sistemi sempre più sofisticati e ingegnosi per proteggersi dal fisco.
Vediamo quali sono i sistemi più utilizzati dagli imprenditori italiani per evadere le tasse:
– SOCIETA NO PROFIT E SOCIETA’ SPORTIVE DILETTANTISTICHE: è prassi molto comune in Italia che imprenditori, professionisti e non solo, nonostante la crisi, nonostante le difficoltà ad incassare i crediti dai propri clienti, nonostante i ritardi nel pagamento dei propri fornitori, spinti dal “buonismo” tipicamente italiano donino soldi alle società no profit traendone un lauto beneficio fiscale che può arrivare fino 26%, o addirittura si facciano promotori di qualche causa benefica aprendo essi stessi una Onlus oppure una società sportiva dilettantistica accedendo così ad un regime fiscale super agevolato potendo concorrere addirittura al 5 per mille del fisco. Va da se che tutti i guadagni della propria impresa “donati” a queste società diventino soldi quasi completamente detassati grazie alla semplice equazione (+ doni, + detrai).
– FATTURE FALSE E SOCIETA’ “CARTIERE”: classico e intramontabile sistema per evadere il fisco ovvero l’inserimento tra i costi, di fatture per operazioni inesistenti, ad esempio io ricevo una fattura per certificare un’operazione che non è mai esistita, la pago e mi viene restituito in contanti l’importo da chi ha emesso la fattura, proprio perchè non vi è stata alcuna operazione. Nel 98% dei casi, la società che ha emesso la “falsa fattura” è una cosiddetta “società cartiera“, che non svolge una vera e propria attività ma che ha lo scopo di produrre appunto “carta“, ovvero emettere fatture relative ad operazioni inesistenti permettendo di ottenere una riduzione dell’imponibile in capo alla prima società corrispondente ad un incremento dell’imponibile in capo alla “cartiera“. Ovviamente quest’ultima essendo posta in essere solo per consentire ad altre imprese di evadere il fisco, non presenterà alcuna dichiarazione dei redditi e verrà messa in liquidazione dopo poco tempo.
– SOVRAFATTURAZIONE DELLE OPERAZIONI: è un surrogato delle false fatturazioni, nel senso che in questo caso non ci si avvale di società cartiere ma normalmente viene utilizzata questa pratica all’interno di veri e propri rapporti commerciali tra due società operative o con professionisti e comporta l’indicazione sulla fattura di corrispettivi più alti rispetti a quelli reali. Una pratica molto in voga riguardo le prestazioni professionali o intellettuali in cui diviene molto difficile risalire all’effettivo importo della prestazione. Ovviamente, può permettersi di emettere fatture con importo superiore all’effettivo servizio svolto, solo chi nel contempo riesce anche a vendere buona parte dei propri prodotti o servizi in nero, oppure quelle società che hanno accesso ad un regime fiscale particolarmente agevolato come le Onlus o le ASD.
– MANCATA EMISSIONE DI SCONTRINO FISCALE O SOTTOFATTURAZIONE DELLE OPERAZIONI: in molti esercizi commerciali è prassi comune, specie in quei locali in cui l’acquisto è veloce e magari per importi non elevatissimi (bar, ristoranti, tabaccherie, mercati, ecc.), o per prestazioni eseguite a domicilio (manutenzioni, installazioni, lavori di muratura, ecc.) dimenticarsi troppo frequentemente di emettere lo scontrino fiscale o la fattura. Questo giochetto fa fruttare ai proprietari delle attività risparmi fiscali per migliaia di euro l’anno. Pratica assimilabile a questa è la sottofatturazione delle operazioni ovvero emettere una fattura inferiore alla prestazione effettuata per aggirare il fisco, prassi molto comune quando si lavora con privati che non possono scaricare i costi. E che dire di quei medici che a fronte di uno sconto di poco superiore al 20%, che il contribuente può detrarre dal fisco, lavorano senza emissione di alcuna ricevuta?
– SOTTOVALUTAZIONE DELLE RIMANENZE DI MAGAZZINO: per abbassare i ricavi delle imprese a fine anno è molto comune “sottovalutare” le rimanenze di magazzino, che influenzano in modo rilevante la determinazione del reddito imponibile ai fini fiscali. Va da se che tale sottovalutazione comporti una diminuzione del reddito dell’esercizio annuale.
La sottovalutazione può essere eseguita in due metodi:
- dichiarando quantità inferiori rispetto all’effettiva giacenza dei beni in magazzino;
- sottovalutando l’ammontare dei lavori in corso su ordinazione che saranno poi fatturati nell’esercizio successivo.
E’ utile sottolineare che tale pratica, specie in periodi di crisi come quelli attuali viene utilizzata “al contrario” da molti imprenditori che tendono a sopravvalutare le proprie rimanenze di magazzino per alzare i ricavi della propria impresa, specie nel caso in cui il bilancio dovrà poi essere vagliato dalle banche per il rinnovo dei fidi.
Metodi e sistemi illegali che troppo spesso vengono foraggiati da consulenti più o meno esperti che, con l’illusione di far risparmiare tasse ai propri clienti, li mettono in una posizione piuttosto pericolosa nei confronti della Guardia di Finanza ed Agenzia delle Entrate che indagano con metodi ormai consolidati e senza neanche troppa difficoltà riescono a scoperchiare dei veri e propri “vasi di Pandora“.
L’evasione fiscale è uno dei più grossi problemi dello stato italiano ed abbiamo scritto questo articolo con lo scopo di metterti in guardia da chi ti propone metodi di questo genere per aggirare il fisco. Esistono molti altri strumenti legali per risparmiare sulla salata stangata fiscale ogni anno, investendo parte degli utili e con una corretta, nonché oculata, amministrazione della tua impresa…
In conclusione, è meglio non rischiare, ma provare a migliorare le sorti della tua attività con un metodo che sta dando, a chi lo sta utilizzando, dei risultati sicuri e monitorabili costantemente, assicurandoti un flusso costante di clienti che ti consentiranno di aumentare in modo automatico il tuo fatturato.
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alessio dice
Il debito pubblico è di più di 2000 miliardi di euro
Omar Cecchelani dice
Hai ragione, ho corretto… grazie per la segnalazione! 🙂