Luigi e Paola, sposati da 10 anni, erano due lavoratori dipendenti: lei commessa in un supermercato con la passione per la cucina, lui impiegato. Rappresentavano la classica famiglia del “Mulino Bianco”, tre figli piccoli, l’abitazione di proprietà, la casetta al mare e la voglia di migliorare costantemente la propria situazione, cercando il business che avrebbe potuto cambiare la loro vita.
Un giorno ebbero l’illuminazione:
- aprire un’attività in proprio;
- smettere di essere dipendenti di qualcun’altro, gestendo al meglio il loro tempo;
- guadagnare più soldi.
Un sogno, che poteva finalmente realizzarsi grazie al TFR del papà appena giunto alla pensione. Passarono mesi a decidere quale attività aprire, non analizzando il mercato, ma solamente provando a trasformare una passione di lei (la cucina) in un lavoro. Decisero di buttarsi aprendo una pasticceria, solo perchè lei era un ottima cuoca.
Diciamocelo tra di noi, sono andati allo sbaraglio, avevano dei soldi da spendere ed hanno aperto la prima attività che è venuta loro in mente senza comportarsi da imprenditori, commettendo nell’ordine i seguenti errori:
- si sono licenziati senza nemmeno sapere che cosa stessero facendo e a cosa sarebbero andati incontro, buttandosi in un’avventura che ritenevano allettante, senza avere nessuna base di gestione aziendale, contabilità e marketing;
- hanno investito circa 100mila euro, dilapidando completamente il TFR del padre e in parte anche il loro, per allestire un negozio preso in affitto nel paesino di residenza optando per la soluzione più comoda anzichè fare un’analisi di mercato per capire dove fosse meglio aprire la loro pasticceria;
- hanno scelto il commercialista consigliato dall’amico di lui, che ovviamente era anche il più economico;
- hanno comprato le attrezzature rigorosamente di seconda mano, per risparmiare ma dovendole pagare cash, non sfruttando la possibilità di avvalersi di alcuna dilazione e facilitazione fiscale;
- hanno aperto una ditta individuale solamente intestata a lui trascurando per esempio che esistevano forme più adatte come l’impresa coniugale o familiare.
Sono riusciti finalmente ad inaugurare il loro agognato negozio nel novembre del 2012, si sono spartiti i compiti, e hanno cominciato a lavorare a testa bassa: lei in cucina e lui a servire i clienti…
CLIENTI? MA QUALI?
Uno dei problemi che avevano trascurato era proprio quello di portare clienti alla loro attività attuando una corretta strategia di marketing. Ovviamente passò a trovarli “l’agente degli elenchi telefonici” e per la modica cifra di 1700 euro annui li convinse a fare il sito.
Clienti pochi, gestione approssimativa, esperienza nel marketing inesistente. Andarono avanti 6 mesi a testa bassa, continuando a lavorare per quei pochi clienti che entravano nel loro negozio quasi per caso, non facendo nemmeno calcoli di quanto costasse loro tenere in piedi la baracca, sperando che prima o poi qualcosa potesse cambiare:
- magari col passaparola?
- forse tenendo i prezzi bassi?
- forse puntando sulla qualità dei loro prodotti che era comunque molto alta?
Spendevano più soldi di quanti ne entrassero senza capire veramente quanto costasse tenere ogni giorno la serranda aperta e soprattutto quanto avrebbero dovuto incassare per coprire interamente le spese e guadagnare anche qualcosa.
Il tempo passava, nulla cambiava e le velleità di avere il negozio pieno solo perchè la serranda era alzata ogni mattina si spensero entro un anno quando il loro “commercialista” li convocò comunicando che la situazione era così negativa che forse sarebbe stato il caso di chiudere per non perdere ulteriormente soldi.
La loro avventura non durò nemmeno un anno, perchè si convinsero ben presto che sarebbe stato meglio seguire il consiglio del “commercialista” e mettere in vendita l’attività, anzi per meglio dire SVENDERLA perchè a fronte di 100.000 euro di investimento riuscirono a trovare un acquirente che non offrì più di 25.000 euro.
Prima di leggere il resto del post, che ne dici di cliccare sul pulsante qui sotto per ripagare il mio impegno? Grazie mille davvero!
In un anno riuscirono a dilapidare più di 100.000 euro, persero ovviamente il posto di lavoratori dipendenti che avevano prima di cacciarsi in questa avventura e tutt’ora non si spiegano il motivo del loro fallimento, se non provando a dar colpe al luogo in cui avevano aperto e alla gente del paese che dicevano essere poco propensa alla spesa.
Purtroppo per loro hanno commesso troppi errori che li hanno portati dritti alla chiusura della loro attività:
- Pensavano da dipendenti: per gestire un business è necessario pensare come un imprenditore, non come un dipendente: non basta lavorare o saper fare il prodotto meglio degli altri;
- Non avevano alcuna nozione di gestione aziendale: prima di iniziare un qualsiasi business è necessario conoscere qualche concetto amministrazione, contabilità e fisco, perchè le scelte che farai all’inizio condizioneranno tutta la vita dell’impresa;
- Hanno scelto i collaboratori più economici: scegliere i collaboratori giusti, soprattutto il commercialista, mai buttarsi sul più economico o sull’amico dell’amico è necessario per avere un confronto e consigli utili per gestire ogni impresa;
- Non hanno mai fatto i conti: non sono mai riusciti ad avere un’idea precisa di quanto spendessero mensilmente per tenere in piedi la baracca e quanto costasse loro lo scarto, perchè in una pasticceria la freschezza dei prodotti è fondamentale;
- Hanno fatto un marketing inutile affidandosi al sito fatto da quelli degli elenchi telefonici e ai giornali locali.
Purtroppo, per gestire una qualsiasi attività non basta saper lavorare, non basta essere più bravi del concorrente che magari ha lo stesso negozio a due km dal tuo, ma è necessario saper fare gli imprenditori, saper condurre al meglio la tua impresa, il tuo negozio, il tuo business. Bisogna sapere come muoversi fin da quando si decide di aprire, scegliere i giusti collaboratori, informarsi e documentarsi.
Infatti se loro avessero:
- Pensato da imprenditori e non da lavoratori avrebbero potuto prediligere quelle attività che sarebbero servite a riempire il negozio, come ad esempio il marketing che invece avevano completamente trascurato per dedicarsi al solo lavoro;
- Se avessero letto qualche guida e si fossero documentati su cosa significhi veramente fare gli imprenditori, se avessero studiato qualche concetto minimo di gestione ed amministrazione non avrebbero commesso molti errori e fatto le scelte che li hanno condotti alla chiusura;
- Se fossero stati in grado di capire quanto EFFETTIVAMENTE costasse, tenere aperto il negozio ogni mese avrebbero potuto capire fin da subito che qualcosa andava fatto per portare più clienti invece che rendersene conto solo dopo 6 mesi quando le prime tasse da pagare gli vennero consegnate dal loro “commercialista”.
- Se avessero utilizzato qualche criterio per la scelta del loro commercialista, invece che affidarsi al più economico amico dell’amico, avrebbero avuto un consulente che li avrebbe aiutati nella gestione ed avrebbero potuto contare su suggerimenti importanti e soprattutto per prevenire le disavventure che gli sono capitate.
Il sogno di ogni lavoratore dipendente, specie se si ritrova con un capitale minimo da poter investire è da sempre quello di aprire un’attività propria, lasciando la noiosa scrivania da impiegato o l’affollato supermercato che li costringe a lavorare anche la domenica e nei giorni festivi, magari collaborando con la propria moglie e famiglia.
Sogno che però troppo spesso, come nel caso di Luigi e Paola, si è ben presto trasformato in un incubo, perchè pensare da imprenditore non è come fare il dipendente.
Questa triste storia ci fa capire perchè soltanto il 20% delle aziende che aprono ogni anno, sopravvivono per più di cinque anni e quanto sia difficile avere la consapevolezza che, una volta intrapresa l’attività imprenditoriale, si ha un business da gestire e non solamente un lavoro da fare al meglio:
- Perchè il dipendente deve solamente fare al meglio il proprio lavoro o prodotto e poi al resto ci pensano gli altri, mentre l’imprenditore deve gestire ogni aspetto della propria impresa, come la gestione, il marketing, la contabilità;
- L’imprenditore deve fare delle scelte che condizioneranno la vita della sua impresa o negozio e prima di scegliere deve sapere a cosa va incontro prendendo una strada piuttosto che l’altra;
- Il vero imprenditore deve imparare in primo luogo a fare l’imprenditore, non essere dipendente della propria impresa;
- L’ imprenditore deve imparare a fare il giusto marketing per portare clienti alla propria impresa o negozio;
- L’ imprenditore deve conoscere i punti di criticità della propria attività cercando di prevenire e all’occorrenza correggere non di certo sperando che migliorino da sole;
- L’ imprenditore deve sempre sapere se la propria impresa lavora in attivo oppure in perdita, non può affidarsi al solo rendiconto annuale del commercialista.
- L’imprenditore deve saper scegliere bene i suoi collaboratori, commercialista in primis, seguendo dei criteri precisi.
Questi problemi io li conosco molto bene perché anche io ci sono passato ed ho commesso gli stessi errori, ma attraverso l’esperienza ho capito il metodo per fare l’imprenditore, i segreti per gestire al meglio un impresa riuscendo a ritagliarmi anche il tempo per godermi la vita.
Nel corso “+ Clienti” che ho contribuito a realizzare, imparerai a gestire in modo VINCENTE la tua piccola attività, sfruttando al meglio le risorse che internet ci fornisce per trovare nuovi clienti a basso costo evitando, contemporaneamente, di commettere gli errori che commettono praticamente tutti i piccoli imprenditori come te.
RamonPaone dice
Complimenti per l’articolo, rispecchia la realtà quotidiana delle persone.
Irrazionalmente aprono un attività perchè “sentono la felicità di un risultato lontano” e razionalizzano con “le competenze” che dovrebbero portare risultati (la mentalità media).
Sono anchio un Marketer, e vedo persone che sottostimano tutto il processo Vero per ottenere una via con possibilità vere di riuscita, e in questa storia vedo il mio amico Mario, che dopo aver ereditato “buoni soldi”, sta aprendo una pasticceria (so 3 mesi che “sta aprendo”) ma vedo già il fallimento perché si sta buttando “vendi prodotti che chiedono cioè tutti e di qualità” (e purtroppo crede di riuscire solo perché ha lavorato 10 anni è più nel campo “pubblicità e comunicazione”)
Continua a informare il prossimo, che non sia mai che qualcuno si svegli dai sogni che puoi diventano incubi che si chiamano debiti, equitalia, cose fatte a cavolo, ecc….
Ciao e grazie 🙂
Emiliano Lemma dice
Grazie a te Ramon-Paone
Barbara dice
Purtroppo sto vivendo una situazione simile.. ho aperto un bar e dopo 5 anni l’ho dato in affitto, ma ora sono dovuta rientrare ritrovando concorrenza e gente cambiata e faccio fatica a decollare per la seconda volta. Non so cosa fare. Ho ancora un mutuo.